mercoledì 20 febbraio 2013

Recensione "Io sono di legno" - Giulia Carcasi

“Vedi nella storia di ogni persona c’è una diga. Da una parte, l’acqua che cresce e scalcia ed è energia. Oltre lo sbarramento, la terraferma. Tu di me sai la terraferma. E allora ti racconto l’acqua che non ha visto”.

Giulia è una madre. Aspetta il ritorno di sua figlia, una domenica mattina, all’alba. Cerca di immaginare il suo sabato sera, con gli amici, i ragazzi, la musica, ma quando Mia torna, il mascara che lascia scivolare sul suo viso, è chiusa alle parole. E’ chiusa ai racconti, alle confessioni. E Giulia ha paura. Vorrebbe comunicare con lei, aprirsi e aprirla al dialogo ma non trova le parole adatte. Il suo bisogno di conoscere sua figlia, di insinuarsi tra i suoi pensieri e le sue emozioni la porta a leggere il suo diario segreto. In Giulia scatta qualcosa. Decide di raccontarsi alla figlia. La figlia che la vede come la terraferma, così concreta. Decide di raccontare di una madre non del tutto estranea al suo mondo. Una madre che nella sua vita è stata pioggia, di una madre che ha amato, ha sofferto, che non ha mai avuto il permesso di scegliere la sua vita. Sua figlia no. Si sente diversa. Mia: un nome corto e scelto per un solo motivo espressamente egoistico: crescere libera, schiava di nessuno. Rabbiosa, si ritiene incapace di amare. Giulia invece le racconterà tutto: gli errori inconfessabili di una madre che è stata anche ragazza, che è molto più simile a Mia di quanto entrambe possano credere. Scrive perché spera che leggendo i suoi errori sua figlia possa evitarli. O magari ne farà di nuovi. Viene a galla il passato di una donna ferma, di legno, un passato fatto di cicatrici, ferite ma anche incontri dolci, incontri che le hanno insegnato ad amare ad avere coraggio.
Io sono di legno, secondo romanzo di Giulia Carcasi, prosegue in un’ alternanza tra i pensieri di Mia e le confessioni di Giulia. Un alternarsi di brevi pensieri, frasi ad effetto che riescono a giungere nel cuore del lettore e ad aprirsi un varco per poi depositarsi su una zona morbida e comoda, difficile da lasciare. Due voci solitarie, perse e lontane che cercano di avvicinarsi, di stabilire un contatto, sfiorarsi. Due voci che dietro l’apparenza di anaffettività, di stabilità, dietro l’armatura in legno dietro le quali credono di nascondersi, celano una storia sofferta, fatta di silenzi e rimpianti.
Grandi emozioni sono racchiuse all’interno di questo libro. Mi rivedo in Giulia, nei suoi silenzi e nella sua incomprensione. Mi rivedo in Mia rabbiosa e chiusa al dialogo. Ritmo incalzante e lontano dalla noia. Un lessico diretto, semplice e profondo, giusto per un piccolo libro. Piccolo, breve, sì. Ma brevità non significa banalità.

4/5

Nessun commento:

Posta un commento