mercoledì 20 febbraio 2013

Recensione "La ragazza di fuoco" - Suzanne Collins

Lo Stato di Panem. Dodici distretti (?). L’incessante e rigido controllo di Capitol City. La costante vigilanza del presidente Snow. Un imminente minaccia sta per abbattersi scatenando violente reazioni di ribellione da parte dei distretti. E "nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita."

Katniss Everdeen sta per rivivere i suoi più tremendi incubi, che l’assillano dal termine della settantaquattresima edizione degli Hunger Games. E accanto a lei ci sarà una delle persone a cui tiene di più: Peeta o Haymitch. E involontariamente Katniss ha acceso la scintilla che farà scoppiare l’incendio della ribellione. Il senso di ingiustizia e sottomissione è sempre più forte tra gli abitanti dei distretti. E’ finito il tempo dei controlli e delle manipolazioni, ora i dodici distretti sono decisi a rivendicare la propria indipendenze e autonomia da Capitol City. E da quando Katniss Everdeen ha sfidato apertamente Capitol City, quest’dea è diventata sempre più vicina, sempre più tangibile… e l’annuncio dell’Edizione della Memoria degli Hunger Games è stata la miccia che ha fatto esplodere la bomba. Gli eroi delle precedenti edizioni degli Hunger Games stanno per tornare nell’arena e anche questa volta sarà solo uno il vincitore. A meno che…

Oh bèh sarebbe davvero mostruoso rivelare nei dettagli la trama di questo secondo libro, perciò mi limiterò a dare generali indicazioni riguardo ad esso. Premetto che sicuramente non è come il primo capitolo della trilogia, ma nonostante ciò non me la sono proprio sentita di dare un voto minore di 5 stelline. La prima parte del libro è quella che, a parere dei lettori, è più lenta e monotona, priva di qualunque particolare evento…eppure io sono del papere opposto. E’ la parte più significativa del romanzo; da queste pagine trapela l’insoddisfazione dei distretti, il rifiuto del controllo di Capitol City, la volontà di porre fine a questo “regime” di terrore e monopolio sulle coscienze degli abitanti dei 12 distretti. Viene accuratamente descritto, senza troppi giri di parole e senza descrizioni prolisse, le condizioni di vita soprattutto del 12 distretto che, se negli anni addietro era stato uno dei distretti forse più avvantaggiato (sia per la possibilità di aggirare le regole di Capitol City, e per l’assenza di Pacificatori brutali e spietati), si ritrova, adesso, a vivere in condizioni disastrose, con un nuovo capo di Pacificatori, non più disposto a “chiudere un occhio” sulla mancata osservazioni delle leggi, pronto a punire con mezzi violenti chiunque si rifiutasse di prestare obbedienza. Tutto ciò viene descritto dalla Collins con essenzialità nel lessico e nello stile. Non divaga mai in lunghe e piatte descrizione ma presenta ogni scienza solo in base alle azioni e ai pensieri dei personaggi. E forse è proprio questa essenzialità che fa sì che si ha l’impressione di trovarsi tra le pagine del libro, in giro tra i vari distretti, a soffrire nell’ arena degli Hunger Games. E’ molto facile partecipare agli stati d’animo della protagonista, ai suoi timori, i suoi dubbi, le sue insicurezze e i suoi terrori; è molto facile amare i personaggi che si rivelano non per i loro pensieri ma per le loro azioni; è facile amare Peeta com’è facile amare contemporaneamente Gale; ma nonostante tutto è ancora più facile tifare principalmente per Peeta.
E cosa altrettanto importante, che mi spinge ad amare ancor di più questo romanzo, è il significato che mi è venuto spontaneo dare a tutti gli eventi di rivolta dei distretti: è così che dovremmo agire. Abbiamo bisogno anche qui di una rivolta ed abbiamo bisogno della nostra ghiandaia imitatrice che dia il via ad essa.

5/5

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