sabato 10 novembre 2012

Viaggio della settimana: "Firenze"

Buon pomeriggio miei carissimi lettori.
Prima di iniziare il nostro viaggio chiedo venia per aver saltato il nostro appuntamento della settimana scorsa ma non ho potuto fare altrimenti. Quindi per farmi perdonare, questa settimana visiteremo una delle più belle (forse la PIU' bella) città italiane: Firenze, e specificamente torneremo al Rinascimento. Quindi preparate i bagagli perchè si parte.

Firenze, la città artistica per eccellenza ma anche il luogo che ha visto la nascita di personaggi di un certo calibro quali Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Machiavelli e Galileo Galilei. Il Quattrocento è per la città di Firenze, un secolo di grande ripresa, sia economica che culturale. E' principalmente la città di Firenze che da vita a questi nuovi impulsi, esprimendo il concetto di rinascita, di rinnovamento dell'arte, che darà vita al Rinascimento. La città diventa il fulcro di questo movimento culturale. Il movimento appare strettamente connesso con la nuova borghesia fiorentina, e proprio la nuova classe, costituita dalle famiglie dei Pitti, dei Rucellai, dei Medici, degli Strozzi, diventa promotrice della nuova cultura e del nuovo gusto architettonico. 

Lorenzo de Medici
Possiamo considerare la famiglia dei Medici come la più attiva e la prima ad accogliere questa nuova cultura tra le mura di Firenze; prima Cosimo il Vecchio, poi Lorenzo il Magnifico, con la collaborazione di altri artisti e filosofi mettono a punto una concezione dell' uomo che esprima i desideri della nuova Signoria. Nell'ambito della cultura fiorentina del Rinascimento, Cosimo il Vecchio, che era a capo di questo grande movimento di rinnovamento, proteggendo gli artisti, incoraggia le iniziative edilizie e artistiche utili alla città. Grande fervore si ebbe in campo letterario, con Poggio Bracciolini, Coluccio Salutati; in campo filosofico, con Marsilio Ficino che rinnova l'Accademia Platonica a Careggi; nell'architettura troviamo, Filippo Brunelleschi, Michelozzo Michelozzi, Leon Battista Alberti, Bernardo Rossellino, Giuliano da San Gallo. Principale stimolo di questo lavoro è lo studio dell' arte, della cultura e della filosofia greca e romana, che veniva studiata in modo scientifico. Usando le tecniche tradizionali e fondendole con una nuova coscienza,  l'artista rinascimentale lavora unendo la conoscenza scientifica all'arte. Natura e arte, diventano due fattori determinanti; la prospettiva diventa strumento fondamentale di conoscenza per misurare e riprodurre la realtà. Questi nuovi studi daranno splendidi risultati nel campo della pittura della scultura e dell'architettura. 

Nel campo dell'architettura i nuovi studi trovano risposta negli artisti come Donatello, Masaccio e Brunelleschi. Il capolavoro di quest'ultimo è la Cupola di S. Maria del Fiore, che riassume in modo completo la sua attività.

Duomo di Firenze
Affreschi interni alla cupola   






 

In ambito artistico entrano in scena pittori quali Da Vinci con "La Dama con l'ermellino" (dipinto a olio su tavola databile al 1488-1490), "La Gioconda" (1503-1514), "l'ultima cena" (1494-1498).


Ma il mio preferito in assoluto rimane Botticelli con il suo dipinto "La nascita di Venere" (1477-1485).
Per quanto riguarda l'interpretazione, la scena rappresenterebbe il momento appena precedente a quello della Primaveracioè quello dell'approdo dopo la nascita dalla spuma del mare alle coste dell'Isola di Cipro, sospinta dall'unione dei venti Zefiro e Aura, e accolta da una delle Ore che le sta stendendo un ricco mantello intessuto di fiori addosso. La figura della dea, rappresentata nella posa di Venus pudica è la personificazione della Venere celeste, simbolo di purezza, semplicità e bellezza disadorna dell'anima.





E ricordiamo anche "Pallade e il centauro" (1482-1483) la scena potrebbe essere considerata come l'Allegoria della Ragione, di cui è simbolo la dea che vince sull'istintualità raffigurata dal centauro, creatura mitologica per metà uomo e per metà bestia. È stata però proposta anche un'altra lettura in chiave politica del dipinto, che rappresenterebbe sempre in modo simbolico l'azione diplomatica svolta da Lorenzo il Magnifico in quegli anni, impegnato a negoziare una pace separata con il Regno di Napoli per scongiurare la sua adesione alla lega antifiorentina promossa da Sisto IV; in questo caso, il centauro sarebbe Roma e la dea la personificazione di Firenze.


Anche per questa settimana il nostro viaggio termina qui. Spero che continuerete a seguire la rubrica (in collaborazione con Alla Fine del Sogno). In tal caso a presto.


Per saperne di più...
"Tu vipera gentile" di Maria Bellonci  edito da Mondadori.

"Rinascimento privato" di Maria Bellonci edito da Mondadori

"segreti di Gonzaga" di Maria Bellonci edito da Mondadori
                                       
                                              "Quattrocento" di Susana Fortes edito da Nord

lunedì 5 novembre 2012

Recensione "Bright Star"



Due cuori si toccano. Due animi s’incontrano. Due giovani si amano. Si amano e si completano vicendevolmente così come fanno due pezzi di puzzle, una volta trovato il compagno, s’incastrano e si uniscono in un'unica immagine. Quest'unione è fatta di amore, poesia, condivisione e dolore, ma indissolubile. Finché Colei che a sé tutto chiama, che tutto vuole e tutto ottiene, decide di portare con sé, nel suo regno di dolore e buio dove anche la notte non è più rischiarata dall'argentea luce delle stelle, il cuore e l’anima di un giovane che non può opporsi alla suo volontà. Ma essa si è sbagliata. Perché non ha fatto i conti con Eros, sempre lì a scagliare le sue potenti frecce su noi piccoli e indifesi esseri umani, che non siamo nulla in confronto alla sua grandezza; tale da sfidare anche la Morte e vincerla.

Londra 1818. Il piccolo villaggio dell’Hampstead, con grandi prati di viole e giacinti attorno alle quali volano farfalle libere e contraddistinte da innumerevoli colori, fa da sfondo alla tenera storia d’amore del poeta John Keats, uno degli autori Romantici più celebrati e Fanny Brawne suo primo e unico vero amore. John Keats è un giovano ventitreenne studente di medicina che non vede nella professione di medico il suo compimento umano, ma che nutre la segreta aspirazione di esprimere il suo mondo dolcemente malinconico tramite la poesia. Ma la vita del poeta è ardua e piena di insidie: senza una lira e osteggiato dalla critica saccente e velenosa che accoglierà malamente la sua prima opera Endimione, egli sarà costretto a vivere di stenti e miseria il ruolo di artista incompreso. Alla morte del fratello Tom, Keats si trasferisce dal suo amico Charles Brown, dove conoscerà l'eccentrica Fanny Brawne. L'incontro con la ragazza, studentessa di moda dall'indole ribelle lo avvicinerà a una creatura a lui diversa, più mondana e prosaica che nondimeno riuscirà a poco a poco a entrare in sintonia col poeta più di chiunque altro. La relazione, un'innocente passione vissuta con un trasporto emotivo che sfiorerà l'ossessione, verrà osteggiata sia dall'amico di Keats, Brown, che vede in Fanny una frivola civettuola ed è geloso del suo rapporto esclusivo con Keats, sia dalla famiglia di lei che non vede di buon occhio che una ragazza benestante si accompagni ad un poeta squattrinato. I due vivranno comunque la loro storia, breve ma intensa, fin quando l'avvento della tubercolosi non costringerà Keats a trasferirsi a Roma, su invito dell'amico Shelley, in cerca di un clima più mite che non lo strapperà comunque al suo destino. Morirà a soli venticinque anni proprio nella città eterna, una lugubre scena della bara che attraversa una piazza di Spagna spettrale, quando ancora il suo nome non era associato a quello di uno dei più grandi poeti romantici.

Bright Star, il cui titolo si rifà ad una delle odi del poeta, è diretto e sceneggiato dalla neozelandese Jane Campion e possiede tutte le qualità per appassionare ed emozionare gli spettatori. Il film si apre con la ripresa di un ago che scorre lungo un tessuto di un colore grigio-azzurro, in quella che è l’unica libertà concessa a Fanny, vittima delle convenzioni della società ottocentesca, che richiama l’ immagine della donna che vive in continua attesa di un buon partito con cui potersi accasare e continuare la sua vita ad accudire i figli e governare una casa. Ed è proprio in base a questo concetto di donna monocromatica che la regista dà vita alla storia dei due amanti. Due mondi apparentemente opposti, lui poeta meditabondo, solitario e malinconico, lei giovane donna briosa e vitale, ancora nel fiore dei suoi anni più belli. Eppure le loro vite si incontrano a metà strada, tra la prosa e la poesia che una volta fuse danno origine a una cosa sola. Con la massima cura per il dettaglio cromatico (le distese di lavanda blu e giacinti violacei) in una natura che sembra racchiudere i protagonisti in una dimensione fatta di luce e colore, di vita e spensieratezza, la Campion riprende i toni elegiaci di un amore dolce, tenero, profondo e casto. L’opera della Campion non è solo un poema o una ballata ma un vero e proprio quadro vivente in cui i colori, i paesaggi, le scene di vita campestre e le varie inquadrature richiamano alla mente la pittura degli impressionisti. Inoltre la regista porta con ambizione sullo schermo la poesia di Keats, il suo romanticismo non fine a se stesso ma etico, il suo amore per il paesaggio, il suo farsi assorbire dalle passioni fino all’estasi, alla negazione di se stessi. La pellicola è ricca di scene suggestive fatte di piccoli gesti, piccole e dolci carezze, profondi sguardi, mani che si intrecciano e candidi e innocenti baci; le passeggiate lungo i viottoli, i rossori di Fanny, la scena in cui, stesi nel letto uno di fronte l’altro realizzano un loro futuro immaginario, lontano dalla realtà che li circonda e che sembra solo volerli separare. La regista infatti sembra voler tutelare i suoi protagonisti, chiuderli dentro una tela, tanto spessa così che possa emarginarli e proteggerli dalla realtà, ma non abbastanza resistenti da impedire alla realtà di penetrarvi.

Con grande maestria ed passione Campion torna sullo schermo a regalarci un ritratto della prosaica Fanny che fu il sogno di John Keats e alla quale dedicò una poesia Bright Star ovvero stella lucente. Un film che con sobrietà ed accuratezza mostra uno spiraglio di luce nei confronti del genio poetico che fu John Keats. Piangerete magari. Io l’ho fatto. Ma lasciatevi rubare solo due orette del vostro tempo, non ve ne pentirete.



Oh fossi come te, lucente stella,
costante - non sospeso in solitario
splendore in alto nella notte, e spiando,
con le palpebre schiuse eternamente
come eremita paziente ed insonne
della natura, le mobili acque
nel loro compito sacerdotale
di pura abluzione intorno ai lidi
umani della terra, o rimirando
la maschera di nuova neve che
sofficemente cadde sopra i monti
e sopra le brughiere, no - ma sempre
costante ed immutabile posare
il capo sul bel seno maturante
del mio amore e sentire eternamente
il suo dolce abbassarsi e sollevarsi,
per sempre desto in una dolce ansia,
sempre udire il suo tenero respiro
e vivere cosi perennemente -
o svenire altrimenti nella morte

                                (Bright star- John Keats)