lunedì 25 marzo 2013

Recensione "Ragazzo da Parete"- Stephen Chbosky

Vi è mai capitato di ricevere delle lettere da un ragazzo che non avete mai incontrato, di cui non sapete nulla e che probabilmente non è neanche vostro concittadino? Un ragazzo che con ogni probabilità avrà pescato il vostro indirizzo da un lungo elenco? Un ragazzo che vi considera suo amico e regolarmente affida emozioni e turbamenti ad una serie di lettere dentro cui racconta la sua vita e i suoi pensieri? Be io sì. Io ho avuto la fortuna di leggere le confidenze di un ragazzo solo, intelligente e incompreso, la cui unica compagnia erano i libri, fin quando non incontra Patrick e Sam ad una partita di football. Da allora la sua vita cambia e si colora di tante sfumature. Fa nuove esperienze, conosce nuovi amici e un professore, Bill, che lo stima e lo considera come un suo pari. Bill riesce ad andare oltre e a cogliere le qualità di Charlie cercando di stimolarlo a leggere romanzi sempre più complicati che di volta in volta diventeranno i suoi preferiti: Kerouac, Salinger, Thoreau, Lee, Shakespeare, Rand e Fitzgerald. Charlie però non è come gli latri ragazzi; è ingenuo, molto riflessivo e profondo, estremamente sensibile. E’ il confidente perfetto, che non tradisce mai. E’ un ragazzo da parete. Un ragazzo che osserva e ascolta le persone. E lo fa sul serio. Un ragazzo molto più simile a me di quanto avrei mai potuto credere. Ed è diventato davvero un amico per me. Anzi forse più di questo: Charlie è una parte di me, con tutti i pregi e i difetti. Sì, perché di questi ultimi noi ne abbiamo tanti ma è pur vero che senza questi non saremmo ciò che siamo: forse siamo troppo sensibili, non abbiamo carattere, possiamo sembrare poco partecipi, non siamo in grado di agire e preferiamo tenere tutto dentro. Ed è per questo che sfoghiamo tutto su un foglio. Ma non tutto il male vien per nuocere: se non fosse stato così non avrei mai conosciuto Charlie e non avrei capito tante cose per cui devo ringraziare solo lui. Grazie Charlie per avermi tenuto compagnia e per avermi confessato le tue ansie, i tuoi timori e le tue gioie.

“Ragazzo da perete” è un libro che ti lascia dentro tante intricate sensazioni. E alla fine è davvero triste perché inizi davvero a credere che tutto sia reale, che Charlie sia stato lì con te e che abbia parlato con te, e quando giri l’ultima pagina affiorano le lacrime e ti chiedi cosa stia facendo e cosa abbia in mente per il suo futuro. Ma una cosa è certa: che Charlie lo ritroverai tutte le volte che vorrai, tutte le volte in cui ne avrai bisogno sarà lì pronto a raccontarti tutte le sue avventure attraverso le quali potrai trovare risposte ai tuoi dubbi da adolescente osservatore e riflessivo come credo tu sia.

Era da un po’ che non leggevo un libro che mi piacesse così tanto. Sarà stata la forma epistolare ed il linguaggio estremamente confidenziale a immergermi nella storia; o sarà la somiglianza con Charlie. Sicuramente saranno stati tanti i fattori che hanno contribuito a farmi amare questo libro. Da non sottovalutare poi la componente psicologica del romanzo: i problemi relazionali, i traumi infantili, la paura di esporsi e venir giudicati dagli altri. I personaggi sono visti attraverso gli occhi del protagonista, che ne ricava un profilo comportamentale e psicologico. Vicende quotidiane dense di situazioni che si presentano esilaranti, drammatiche e commoventi descrivono il contesto attraverso cui vengono affrontati problemi abbastanza pesanti: la difficoltà di essere gay, la violenza familiare e l’eterna lotta tra popolarità e emarginazione all'interno delle scuole superiori. Lo stile è fluido e versatile, il linguaggio essenziale tant'è che il libro si legge in pochi giorni. Scorrevole, divertente, giovane e fresco, intenso. Un libro commovente nel suo realismo. E’ proprio il caso di dire : "Capisci di aver letto un buon libro quando giri l'ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico." (Paul Sweeney)


Voto: 5/5